Da Bagnoli
alla prima
panchina.
Maurizio Sarri nasce il 10 gennaio 1959, nel quartiere di Bagnoli a Napoli dal papà Amerigo e dalla mamma Clementina.
La famiglia poco dopo si trasferisce nel paese di origine di Amerigo, FIGLINE VALDARNO in provincia di Firenze, dove Maurizio crescerà. Durante gli anni della scuola di ragioneria matura un acceso interesse per la LETTERATURA, grazie a una professoressa di italiano che, accortasi di quanto fosse complicato coinvolgere quel giovane attraverso le lezioni tradizionali, gli suggerisce la lettura di alcuni libri. Uno dei migliori consigli mai ricevuti nella propria vita.
Maurizio è convinto che leggere arricchisca sotto tutti i punti di vista, compreso quello professionale. Alcune vittorie sul campo, dunque, le deve anche a CHARLES BUKOWSKI, JOHN FANTE e MARIO VARGAS LLOSA, i suoi scrittori preferiti e co-autori del racconto che il Mister ha iniziato a fare sul campo domenica dopo domenica.
Tra i suoi miti sportivi, invece, EDDY MERCKX, capace di trionfare in Giro, Tour e Mondiale nello stesso anno. Il ciclismo è una passione di famiglia: il padre era un corridore promettente, la cui carriera fu frenata da uno sventurato infortunio. Anche Maurizio, seppur solo per un anno, corse in bicicletta vincendo alcune gare. D’altronde AMERIGO lo dice ancora, che il figlio aveva il ciclismo nel sangue. Se durante il giorno Maurizio trascorreva ore davanti al televisore per assistere alle tappe delle grandi classiche, la notte rimaneva sveglio incantato di fronte all’eleganza dei movimenti sul ring di MUHAMMAD ALI.
Ma a girare più di tutto nella testa di Maurizio non era una ruota, bensì una palla: alla fine a prevalere fu l’amore per il CALCIO. Maurizio, infatti, è stato un calciatore dilettante. Nella stagione 1990/91 giocava come difensore centrale nello STIA, squadra di Seconda Categoria nell’aretino. A metà campionato, con lo Stia in una pericolosa situazione di classifica e alla ricerca di un nuovo tecnico, lo storico capitano della squadra Vanni Bergamaschi spinge Maurizio, compagno di spogliatoio nonché grande amico, ad accettare il primo incarico in panchina della sua carriera. In quello stopper duro e arcigno, che si divertiva a entrare (troppo spesso) in scivolata sugli attaccanti avversari, si potevano già intravedere i tratti di un allenatore di calcio.